I cambiamenti nelle tecniche chirurgiche di trattamento del carcinoma mammario, tecniche che rispettano quanto più possono le strutture anatomiche prossime al tumore ma non interessate da questo, hanno portato ad una drastica riduzione della comparsa del grosso braccio da stasi linfatica.
La minor frequenza della radioterapia complementare diretta sulla regione ascellare o sopraclavare corrisponde ad un numero maggiore di pazienti con pervietà delle vie alternative di drenaggio linfatico dell'arto superiore verso il dotto toracico.
Queste vie, situate nel sottocute della spalla, vengono completamente interrotte, per sclerosi, dal fascio di raggi; ciò corrisponde ad un blocco linfatico a livello del 1/3 superiore del braccio.
La difficoltà di scarico della linfa data dalla ablazione dei linfonodi e dalla radioterapia scatena un processo complesso che porta al linfedema cronico.
Oltre a questi fattori di predominante importanza, vi sono anche concause altrettanto importanti che concorrono alla etiopatogenesi del linfedema.
Queste cause sono:
- inadegueta rigenerazione dei linfatici asportati
- infezioni o flogosi della parete o del tessuto sottocutaneo
- ostruzioni cicatriziali delle vene ascellari
- obesità
- inattività dell'arto che peggiora il ritorno venoso e linfatico
In ogni caso il danno terminale è una grave alterazione della permeabilità dei capillari linfatici con un contenuto proteico interstiziale aumentato sino a 10 volte la norma.
La stasi linfatica provoca accumulo di proteine nell'interstizio e formazione di tessuto connettivo neoformato.
I mezzi per ovviare alla grave compromissione estetica e funzionale del linfedema
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